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Il fundraising per le cooperative: quando e come usarlo

La raccolta fondi è uno strumento molto utile per la cooperazione, a patto di considerarlo in modo strategico e non improvvisare

La raccolta fondi, detta anche fundraising, è lo strumento con cui si stimolano diversi soggetti (persone, ma anche enti, aziende o istituzioni) a sostenere le attività di una “buona causa”, ossia un progetto orientato al bene comune. In questo articolo facciamo chiarezza su ogni aspetto strategico che riguarda il fundraising, in particolare per le cooperative

A farci da guida c’è Paolo Venturi, il direttore di Aiccon (Centro studi promosso dall’Università di Bologna e dall’Alleanza delle Cooperative Italiane) e di The FundRaising School, che ha risposto alle nostre domande.

giovane uomo con giacca nera e microfono
Paolo Venturi

Fundraising: che cos’è e quando è utile o importante

Il fundraising è un’attività fondamentale per tutte quelle realtà che erogano servizi gratuiti per la comunità.

Delle 360.000 organizzazioni non profit che operano nel nostro paese, oltre il 40% sono sostenute prevalentemente da azioni di fundraising, come donazioni, contributi pubblici e quote associative — spiega Venturi -. Senza questo tipo di azioni contributive, verrebbero a mancare molti servizi, beni e attività che oggi rendono la nostra comunità più inclusiva e felice. Il fundraising serve per liberare queste energie gratuite e solidali”.

Fundraising o crowdfunding: somiglianze e differenze

La solidarietà verso la comunità può esprimersi anche con il sostegno a progetti più immediati, o come risposta a eventi tragici e improvvisi. In questo caso non si parla di fundraising ma di crowdfunding: “Una modalità sempre più utilizzata per catalizzare risorse per la propria comunità, per sostenere progetti ad alto impatto sociale o in risposta alle emergenze, come accaduto di recente dopo l’alluvione che ha colpito la Romagna”. 

Le campagne di crowdfunding, dunque, cercano di coinvolgere quanti più donatori possibili per raggiungere un obiettivo preciso, contingente. Il fundraising invece punta a far entrare in relazione profonda un donatore con una causa o un’organizzazione, portando avanti questo legame nel tempo.

Che tipo di attività svolge chi si occupa di fundraising 

La persona che segue progetti di fundraising è chiamata fundraiser. Ha competenze professionali e specialistiche che si acquisiscono con una formazione specifica. 

“Con The Fund Raising School formiamo professionisti in questo campo da oltre 20 anni e vediamo che le persone interessate vengono da mondi sempre più diversi. Prima il fundraising era dominio del non profit, poi si è aperto alla Pubblica Amministrazione. Oggi le persone che si occupano di fundraising lavorano nelle cooperative, nelle imprese sociali e ad impatto sociale o sono liberi professionisti. Il ruolo può essere interno o esterno all’organizzazione, l’importante è che sia un ruolo strategico e non residuale se si vogliono avere risultati”. 

giovane donna presenta un progetto utilizzando una presentazione

I tipi principali di raccolta fondi adatti alle cooperative

La cooperazione, in particolare quella sociale, si sta misurando in maniera crescente con il fundraising. 

Per la cooperazione sociale le forme privilegiate di raccolta fondi sono due: in primo luogo c’è il 5×1000, cioè la quota di imposta sui redditi che i contribuenti scelgono di destinare a enti non profit. E poi ci sono le relazioni che le cooperative sociali, in particolare quelle di tipo B, possono intraprendere con le imprese del territorio che hanno interesse a impegnarsi per la comunità”.

Come si organizza una raccolta fondi

Prima di partire con una qualsiasi azione, occorre capire se ci sono le condizioni base. Secondo Paolo Venturi, servono quanto meno:

  • un progetto rilevante e concreto da supportare
  • un referente che si occupi della redazione di un piano di raccolta
  • obiettivi chiari e una strategia per raggiungerli
  • una organizzazione convinta e pronta a comunicare con i propri stakeholder

In altre parole: meglio non improvvisare. “Senza una pianificazione i progetti spesso falliscono e stressano le organizzazioni. Il fundraising va pensato, preparato in una logica di investimento. Servono perciò competenze”. 

Come si definiscono gli obiettivi, il budget e il pubblico giusto per una raccolta fondi

Occorre valutare non solo il ‘costo di ciò che si fa’ ma anche l’impatto che si andrà a generare. Nelle parole di Paolo Venturi: “Raccogliere fondi implica fare una valutazione precisa non solo dei costi variabili (persone, beni e servizi) ma anche dell’investimento che l’organizzazione fa attivandosi. Nelle emergenze il budget è più facile da individuare perché va tutto ai beneficiari, in molti altri casi l’organizzazione lecitamente usa fondi per pagare risorse che rendono possibile e sostenibile un dato progetto”. 

Tutto ciò va reso trasparente attraverso rigorosi report di rendicontazione e attraverso una relazione con i donatori. “Dopo la donazione inizia il vero fundraising ossia la possibilità che il donatore si fidelizzi e si leghi alla buona causa per lungo tempo”. 

Fundraising: gli errori più comuni da non commettere

Organizzare una raccolta fondi è un’attività importante e ci sono molti errori che è possibile commettere. Paolo Venturi ne individua cinque, più un sesto che è a monte di tutti gli altri.

  1. Il primo errore è quello di partire senza un progetto e una strategia. Non bisogna improvvisare.
  2. Il secondo errore è non definire il valore economico del progetto e i benefici concreti che questo genererà
  3. Terzo errore: dare a un consulente un incarico pensando che da solo possa aver risultati. L’organizzazione in tutti i livelli deve essere sempre coinvolta.
  4. Quarto errore: pensare che le persone “debbano” donare se fate cose buone. Non funziona così.
  5. Il quinto errore è quello di rendicontare male e in maniera approssimativa. 
  6. L’errore degli errori, il “peccato originale”, rimane quello di non dire “grazie” a chi dona. 
gruppo di ragazzi studenti maggiorenni seduti sul prato intenti a parlare

L’importanza di creare e coltivare una rete di contatti attraverso il fundraising

La rete di contatti che si genera grazie al fundraising è un tesoro di relazione e opportunità: “In particolare per la cooperazione la rete è la cosa più preziosa, e come tale va coltivata e ingaggiata. Chi ha donato non ha solo erogato una somma di denaro, ha espresso una domanda di relazione. La cooperazione si legittima nel rapporto con la comunità, in questo aspetto ha la sua biodiversità, perciò attraverso il fundraising ha la grande opportunità di avvicinare potenziali soci, beneficiari e stakeholder rilevanti per promuovere la propria attività. La cooperazione vince e convince quando ha un rapporto preferenziale con il proprio territorio. Il fundraising, in questa prospettiva strategica, diventa uno strumento generativo”.

Le fotografie di questo articolo sono state scattate da Juan Martin Baigorria (Sunset Studio) in occasione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, un appuntamento annuale molto frequentato da chi si occupa di fundraising.

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