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Giovani che scelgono l’agricoltura. La storia di Alessio Camorani, titolare di un’azienda agricola di Faenza 

“La nostra è un’agricoltura rispettosa”. Alessio Camorani racconta il suo lavoro come imprenditore agricolo a 32 anni

Appena fuori Faenza, nella prima campagna oltre il quartiere del Borgo , si trova l’azienda agricola di Alessio Camorani.
Alessio ha 32 anni ed è titolare dell’azienda che gestisce insieme a suo padre e alcuni dipendenti. 

32 anni. 
Titolare di un’azienda agricola. 
Due aspetti rari da riscontrare insieme!

In pausa pranzo, prima di ricominciare a lavorare per la raccolta delle mele, Alessio ci accompagna a conoscere la sua azienda e ci racconta cosa significa essere un giovane agricoltore oggi, tra crisi climatica, mercati ortofrutticoli e innovazione tecnologica.

Alessio, parlaci della tua azienda…
Abbiamo 15 ettari di terreno in cui coltiviamo kiwi e mele di diverse varietà. Parte del terreno appartiene da generazioni alla mia famiglia. Negli anni ’70 mio nonno fece il passaggio da mezzadro a coltivatore diretto, diventando di fatto proprietario dell’azienda. Mio padre già lavorava con lui. Negli anni’80 decise di investire sul kiwi, specializzando l’azienda in questa unica coltura. Allora si dimostrò una scelta vincente. 

giovane adulto con maglietta rossa davanti a cartelli

Tu quando sei arrivato?
Nel 2013 ho iniziato a lavorare qui anche io, e poco dopo mio padre mi ha reso titolare. Da lì abbiamo diversificato le colture, avviando anche la coltivazione del melo. E poi abbiamo investito: nell’ampliamento dell’azienda, acquistando altri 8 ettari di terreno, e in innovazione tecnologica, soprattutto per quanto riguarda l’irrigazione e la protezione delle colture dalle intemperie.

Sei diventato titolare dell’azienda a 24 anni, cosa si prova?
Non ci penso molto a dire il vero, ho talmente tante cose da fare! Mi rendo conto che rispetto ad altri miei coetanei ho più sicurezza economica. L’azienda va bene, siamo stati fortunati nel prendere le decisioni giuste quando era il momento di prenderle. Le nostre entrate sono sempre abbastanza positive e grazie agli investimenti fatti riusciamo a non avere danni esagerati dalle calamità. Quando vedo persone della mia età che non possono contare su questa sicurezza mi chiedo come facciano.

“Fare l’agricoltore è un lavoro che dà sicurezza economica, dove si può crescere, investire e in cui ci si può gestire come meglio si crede”

Cosa ti piace fare quando non lavori?
Ah io gioco a calcio. Gioco a Modigliana. Per cui quando non lavoro e non sto con la mia famiglia – la mia compagna e i nostri 2 figli di 2 e 5 anni – mi alleno. Gli allenamenti mi portano via circa 8 ore alla settimana e poi la domenica ho le partite. La mia compagna invece gioca a basket, quindi anche lei si allena e ha le partite. In pratica la nostra settimana è tutto un incastro tra lavoro, bambini, allenamenti. Per fortuna abbiamo i nonni che ci danno una grande mano.

raccolta delle mele all'interno di cesti rossi

Perché hai deciso di fare l’agricoltore?
Mi sono diplomato in ragioneria e finita la scuola non sapevo bene cosa volessi fare. Ho provato a diventare fisioterapista, ma poi ho avuto alcuni problemi fisici che non mi davano la possibilità di lavorare a tempo pieno. Allora ho iniziato a lavorare qui con mio padre quando potevo, e un po’ alla volta mi sono ritrovato a fare l’agricoltore a tempo pieno. 

Com’è lavorare col proprio padre?
Chi ci vede pensa ‘questi sono due matti’. Discutiamo molto, ma è il nostro modo di stare insieme. Le decisioni importanti le prendiamo sempre insieme. Da quando sono entrato abbiamo deciso di piantare il melo, sostituire gran parte del kiwi verde che avevamo con il kiwi giallo, raddoppiare gli ettari dell’azienda, investire nell’impianto di irrigazione nell’antibrina e nelle reti antigrandine.

In alcuni periodi dell’anno arriviamo ad avere anche 10-15 dipendenti, ma questa rimane un’azienda familiare. Io tutti i giorni vedo i miei genitori, mangio con loro e in ogni momento parliamo di lavoro. La mia compagna i suoi li vede molto meno e quando si incontrano non parlano mica di lavoro… a me sembra così strano.

Parliamo del lavoro dell’agricoltore, è cambiato molto nel tempo?
Sì, tantissimo. È cambiato proprio a livello tecnico. Oggi si lavora con una maggiore precisione. Noi abbiamo ottenuto delle certificazioni europee sull’utilizzo di determinati fitofarmaci che richiedono molta attenzione, abbiamo un magazzino super controllato, un impianto di irrigazione automatizzato, usiamo tecniche di impollinazione che necessitano di un certo studio, ecc. Potrei andare avanti ancora. La tecnologia ci permette di essere più precisi, risparmiare risorse (la prima su tutte l’acqua) e impazzire di meno. Poi noi siamo il primo tassello di una filiera che su questo territorio dà lavoro a tante persone e costituisce un’importante risorsa economica.

Oltre a questo ci tengo a dire che l’agricoltore svolge un ruolo di salvaguardia dell’ambiente, un ruolo che spesso non ci viene riconosciuto, anzi. La nostra agricoltura è rispettosa, utilizziamo solo trattamenti certificati e approvati, e proteggendo le nostre piante contribuiamo anche ad abbattere la C0₂ sul nostro territorio. 

“La tecnologia in agricoltura ci permette di essere più precisi, risparmiare risorse (la prima su tutte l’acqua) e impazzire di meno”

La tua azienda è socia di una cooperativa agricola?
Sì. Fin dai tempi di mio nonno siamo soci di Agrintesa a cui conferiamo tutto il nostro prodotto.

Perché un’azienda agricola sceglie di conferire ad altri il proprio prodotto e di non venderlo da sola?
Se un’azienda agricola non conferisce a una cooperativa, secondo me è destinata a non avere un futuro, non può sopravvivere. La cooperativa, unendo tanti agricoltori, riesce ad avere più prodotto da vendere sui mercati, può decidere di andare su mercati più grandi dove c’è più possibilità di guadagno, può abbattere i costi di manutenzione e conservazione del prodotto. 

Oltre a questo cosa può darti una cooperativa?
Assistenza tecnica. I tecnici della cooperativa vengono in azienda e ci dicono quali azioni è meglio mettere in campo per avere un buon prodotto. Quali trattamenti fare e quando farli. Le varietà su cui è meglio investire. Poi ci aggiornano il quaderno di campagna (il registro digitale obbligatorio per tutte le aziende agricole che utilizzano fitofarmaci nda). Per noi è davvero uno sgravio importante. Il nostro lavoro si semplifica molto. Obiettivo della cooperativa è avere da noi il miglior prodotto possibile e quindi metterci in condizione di poterlo avere.

operazione di raccolta delle mele con uomini
“Se un’azienda agricola non conferisce a una cooperativa è destinata a non avere un futuro, non può sopravvivere”

Parassiti, grandine, gelate, siccità, e di recente pure l’alluvione. Come ve la cavate?
Noi siamo andati bene. Ci sentiamo fortunati ma abbiamo anche investito molto in prevenzione. Le batteriosi e i parassiti li teniamo a bada controllando le nostre colture. Abbiamo le reti antigrandine e gli impianti antibrina su tutti i filari. Questo ci ha permesso di salvare sempre il nostro prodotto negli ultimi anni, anche con le gelate e le intemperie più dure.

Per quanto riguarda l’alluvione noi confiniamo con il fiume Marzeno, siamo sempre stati abituati a sue piccole esondazioni. Quello che è successo quest’anno però non ce lo aspettavamo proprio. L’acqua è arrivata altissima e con furia. Abbiamo perso un intero ettaro di mele e forse dovremo rinunciare a un filare di kiwi perché il fiume si è ‘mangiato’ il terreno, ma poteva andare molto peggio. I nostri vicini sono stati più sfortunati, noi abbiamo perso poco. 

Cosa pensi che succederà in futuro?
Sinceramente non lo so. Non ho molti riferimenti storici su come sia cambiato il clima ma mi rendo conto che sta cambiando. Dal mio punto di vista non vedo soluzioni macroscopiche da mettere in atto nel breve periodo, penso che ogni agricoltore debba cavarsela, coltivando ciò che è meglio per il territorio in cui si trova e investendo in tecnologia e prevenzione.

L’aspetto che mi preoccupa di più sinceramente è che vedo pochi giovani impegnati in questo settore. Io partecipo a molte riunioni come socio delegato e vedo che di giovani non ce ne sono. Non so se è perché i giovani ci sono ma non sono titolari delle aziende in cui lavorano, o se invece non ci sono perché nessuno ha più voglia di fare questo lavoro. La mia paura è che sia per questa seconda motivazione.

È un lavoro che consigli a chi ha la tua età o anche meno?
Se si deve partire da zero, senza un’azienda alle spalle, diventa davvero difficile. Se si ha la fortuna, come me, di avere un’azienda da cui partire, un terreno, alcuni macchinari e una produzione avviata, allora lo consiglio sicuramente. È vero anche che il rischio è sempre dietro l’angolo, ci sono tanti fattori che possono mandare all’aria tutto il lavoro e che ti fanno tremare a ogni stagione, in più non sempre i prezzi con cui viene venduto il prodotto rispecchiano le aspettative. Ma è un lavoro che dà sicurezza economica, dove si può crescere, investire e ci si può gestire come meglio si crede.  

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