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Come ci si sente a essere soci di una cooperativa

“In cooperativa come in famiglia, ogni tanto si discute ma ci si vuole bene”

Ah, la famiglia. Quel nucleo vitale in cui si raggiungono picchi tanto di amore quanto di stizza. In famiglia ci si riunisce, si discute, ognuno fa la propria parte, nella convinzione e nella speranza che il futuro riservi cose belle. 

Da questo punto di vista, la cooperativa è un po’ come una famiglia. E non è un paragone di nostra invenzione: a suggerircelo sono stati proprio i soci e le socie di alcune cooperative del ravennate, appartenenti al gruppo Ciclat, quando li abbiamo incontrati.

Questo articolo è un piccolo sunto di questo sentire comune, risposte diverse alla stessa domanda: “Come ci si sente a essere soci di una cooperativa?”

Giuseppa Mazzara – Guardia giurata

“Sono fortunata perché lavoro con persone veramente in gamba. Sono alla Colas Vigilanza da 17 anni, ho fatto 6 anni di pattuglia, e poi mi sono spostata alla centrale operativa. È stato un bel cambiamento ma è comunque un lavoro che mi gratifica tantissimo, più di quanto pensassi. In passato ho lavorato per una società di vigilanza non cooperativa, la differenza è netta: il lavoro era rigido sia nelle turnazioni che nel rispetto alle persona. Colas Vigilanza è lavoro, sì, ma è anche famiglia. Dico sempre che se dovessi andare via da qui cambierei mestiere; l’umanità che ho trovato in cooperativa è qualcosa di unico. Per qualsiasi esigenza o problema personale la cooperativa c’è sempre, nel limite del possibile. Per me è una seconda famiglia”.

Una guardia giurata affigge un cartello sulla vetrata di un edificio

Luigi Gaeta – Agente ferroviario

“La mia è una storia particolare. Oggi mi occupo di manovre ferroviarie per la cooperativa Rafar, ma sono laureato in materie sanitarie. Qualche tempo fa sono stato assunto in ospedale, però i ritmi di quel lavoro non mi permettevano di vivere la famiglia, specialmente le mie due figlie, due gemelline che oggi hanno 20 mesi. Così sono tornato alla Rafar, dove sono stato riaccolto. Ho ricevuto un sostegno e una comprensione che altrove semplicemente non ci sono. La Rafar è per la famiglia, mi permettono di gestire al meglio gli orari e far conciliare le cose. Stamattina per esempio le bimbe stavano male, qualcuno doveva rimanere con loro: la mia cooperativa me lo ha permesso”. 

Maria Cristina Brevetti – Assistente all’infanzia

“Lavoro in asilo nido, sono quella che in gergo viene chiamata ‘dada’, mi occupo delle pulizie ma do anche una mano con la pappa, i cambi di pannolini, i giochi. Sono assunta nella cooperativa Colas Pulizie Locali dal 1991, sono entrata a 20 anni. Prima facevo l’impiegata da un ragioniere, ma non mi piaceva il lavoro di scrivania né l’idea di avere un ‘controllore’ sempre lì. In cooperativa questo non succede. Poi è chiaro che in ogni lavoro ci sono persone che ti danno indicazioni, è normale, ma non ho più qualcuno in presenza che mi mette pressione. Poi a me fare le pulizie piace, qualsiasi professione se fatta bene può darti soddisfazione. Io sono una persona positiva, vivo la mia vita e il mio lavoro con serenità, con le colleghe mi trovo benissimo”.

Paola Timoncini – Impiegata amministrativa

“Mi occupo di paghe e fatture, una volta capito il sistema si va un po’ in automatico: ciò che mi piace davvero del mio lavoro è l’ambiente. Mi trovo benissimo, con i colleghi c’è un legame vero e raramente si creano tensioni o malumori. Dal canto mio, non mi sono mai risparmiata. Ho sempre dato il massimo e l’ho dato con gioia. Da 30 anni lavoro per il settore del facchinaggio, un mondo a prevalenza maschile: quando ho iniziato ero l’unica donna! Il rapporto è stato sempre bello e rispettoso, non ho mai avvertito malizia o invadenza. Anzi, spesso mi sono vista rivolgere una premura in più. Poi la cooperativa è cresciuta e sono arrivate altre colleghe. Le persone che ho incontrato qui sono come una seconda famiglia, ed è normale che a volte si possa discutere un po’, in quale famiglia non succede? Ma visto che trascorriamo al lavoro gran parte della nostra vita è importante trovare un ambiente sano. Io l’ho trovato e mi sento fortunata di farne parte”. 

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