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Un insegnante con due ragazzi

Ieri imprenditore digitale, oggi giovane cooperatore sociale: la svolta di Filippo Borghesi

Filippo Borghesi ha fondato una software house a 23 anni ma poi ha scelto il sociale: “Volevo lavorare con le persone, per le persone”

Si racconta che il 7 novembre 1966 a Londra un cantante giovane ma già famoso visitò una mostra di una altrettanto giovane ma già famosa artista giapponese che presentava le sue installazioni di arte contemporanea. Una di queste consisteva in una scala: l’uomo, incuriosito, vi salì fino in cima dove trovò una lente d’ingrandimento che rivelava una minuscola scritta: ‘yes’. Fu così che John Lennon e Yoko Ono si incontrarono per la prima volta. Grazie a quel ‘sì’.

Lo stesso ‘sì’ – che è la disponibilità ad abbracciare le possibilità che la vita ti mette di fronte – è al centro della vita professionale di Filippo Borghesi, classe 1985, oggi impegnato nella cooperativa sociale La Fraternità di Rimini.

Eppure solo qualche anno fa Filippo fonda una software house con degli amici. Come nasce questa svolta?

Due ragazzi si abbracciano

In my life, lato A: la società informatica, la sperimentazione, il successo

Negli anni della formazione, dopo il diploma all’ITIS Pascal di Cesena, Filippo Borghesi sceglie una laurea in Scienze dell’Informazione. “Con alcuni amici abbiamo dato vita a una software house che realizzava siti web e si occupava di programmazione. Avevamo voglia di sperimentare”.

Il successo arriva con azioni di marketing alternative, green graffiti e guerrilla: “All’estero erano già conosciute, in Italia meno; così la società è cresciuta. Quello è stato il momento in cui noi tre soci ci siamo chiesti che cosa volevamo fare nella vita”. Gli altri due hanno scelto di andare avanti; Filippo no.

Mi piaceva quel lavoro, ma mi sentivo più attratto a sperimentarmi nel mondo del sociale”. Così Filippo prende una seconda laurea, in Scienze dell’Educazione, e poi si iscrive al Corso di alta formazione in Welfare Community Management all’Unibo. Può sembrare uno strappo, invece è un ritorno a casa.

In my life, lato B: il volontariato, le persone, il cambiamento

Che cosa porta Filippo a maturare, dentro di sé, questa scelta? Tanti incontri, tanti ‘sì’. “Una zia a cui tengo molto da giovane aveva adottato tre bambine rimaste senza genitori. Non ci aveva pensato su tanto: davanti a un bisogno aveva messo la sua vita a disposizione”.

Poi arriva il volontariato, come animatore in parrocchia e per Emergency nel gruppo Rimini-San Marino: “A 18 anni sono andato in Cambogia e poi sono rimasto come volontario per diversi anni”. La passione per l’educazione e per il sociale, insomma, era lì da sempre: “L’informatica era un percorso più lineare rispetto alla mia formazione, ma sentivo più vitale la mia esperienza nel volontariato. Volevo lavorare con le persone, per le persone”.

Un educatore di un centro estivo con ragazzo

La svolta di quei ‘sì’ e l’incontro con la cooperazione sociale

L’incontro con Elisa, futura moglie di Filippo, è l’incontro con La Fraternità, per cui lei già lavorava: “C’era l’opportunità di impegnarsi con la cooperativa per un’estate, come animatore di un piccolo centro estivo, e l’ho colta”. Così anche per i successivi otto anni, ogni estate.

Da una nuova idea, una nuova svolta: “Ho proposto alla Fraternità di attivare un laboratorio per usare le tecnologie informatiche a scopo educativo, per persone con disabilità. Erano gli anni dei primi tablet e smartphone: li abbiamo usati per far esprimere i ragazzi dei centri. Il progetto si chiamava R.E.T.I. ed è ancora attivo, è stato il modo in cui sono entrato davvero in cooperativa”.

Un ragazzo al centro di un gruppo di persone

“Prendetevi La Luna”: la visione di un futuro inclusivo

In breve, Filippo si ritrova a: coordinare il centro estivo, curare i laboratori e, in inverno, a fare l’educatore all’Istituto Molari di Santarcangelo. “Qui seguivo una ragazza con disabilità complessa: arrivata in quinta superiore, con la famiglia ci interrogavamo sul suo futuro. Ci siamo inventati un servizio educativo nuovo – La Luna – che abbiamo proposto ai piani di zona del Comune di Rimini”. Anche il Comune dice sì, finanziandolo sperimentalmente.

“L’idea era di coinvolgere giovani con disabilità in un progetto fortemente individualizzato e diffuso sul territorio, anziché nei centri diurni. Oggi abbiamo otto utenti impegnati: in appartamento lavorano sulle autonomie, mentre nel resto del tempo fanno esperienze di inclusione aziendale, accompagnati dagli operatori verso il raggiungimento della massima autonomia possibile”.

Un educatore con una ragazza con disabilità

Lo spirito della cooperazione: più che un lavoro una scelta di vita

E arriviamo al 2024. Oggi Filippo Borghesi coordina il gruppo dei coordinatori delle attività riminesi della Fraternità. Il passato da imprenditore IT sembra lontanissimo, ma il viaggio non è stato casuale. “Crescendo professionalmente nella Fraternità ho capito che il modello cooperativo corrispondeva perfettamente alla mia visione del mondo. Nella cooperazione sociale si lavora insieme per uno scopo più alto, il benessere della comunità: non è un semplice lavoro, è una scelta di vita”.

E i “sì” sono arrivati anche in ritorno: “La Fraternità è stata aperta alle mie proposte, sempre disponibile a sperimentare: mi hanno sostenuto. E non l’ho mai considerato scontato, perché la cooperativa ha più di trent’anni, è grande, è un sistema complesso che però ha saputo mettersi a disposizione di giovani come me che hanno proposto attività nuove”.

Esperienze a confronto: i Giovani Imprenditori Cooperativi

Da qualche mese Filippo Borghesi è anche membro del CdA dell’associazione Giovani Imprenditori Cooperativi di Confcooperative Romagna. “L’associazione raggruppa cooperatori e cooperatrici under 40, da più mondi professionali, come il sociale o l’agricolo. Cooperative diverse di settori diversi, ma che possono condividere valori e storie, attivare sinergie. E diventare attrattivi: il nostro desiderio è quello di coinvolgere nel mondo cooperativo altri giovani che si stanno affacciando al mondo del lavoro”.

Non è sempre facile ‘dire’ che cosa è o cosa fa una cooperativa: “È una realtà che si apprende ‘vivendola’. Da questo incontro riusciamo anche a riportare – ciascuno nelle proprie cooperative di appartenenza – un pensiero innovativo, fresco, per dare continuità e far crescere la storia di cui anche noi siamo parte“.

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