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La Befana in Romagna, tra carbone e Pasqualotti

La vecchina che vola sulla scopa è una tradizione tutta italiana, ma in Romagna è un po’ diversa

“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte. Neve, gelo, tramontana. Viva, viva la Befana!”. È solo una delle versioni della famosa filastrocca intonata nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, in onore della Befana: la vecchietta trasandata omaggiata da artisti e scrittori, fra cui anche Gianni Rodari e Giovanni Pascoli. 

Il nome dell’amabile strega, di origine tutta italiana, viene proprio dalla parola “Epifania” (manifestazione, apparizione) che, col passare degli anni, si è poi evoluta in “bifanìa”, “befanìa” e infine “Befana”. 

Una vecchina volante di origine celtica

Probabilmente di origine celtica, questa figura pagana ne ha passate di tutti i colori prima di venir gradualmente accettata dalla Chiesa cattolica.

Da tradizione, la notte del 5 gennaio la Befana vola a cavallo della sua scopa, andando di casa in casa per premiare i bambini buoni con dolci e frutta candita, mentre ai più capricciosi tocca solo una calza piena di cenere e carbone. 

Per entrare nelle grazie della vecchietta, bambini e bambine possono lasciare latte caldo e biscotti, così che la Befana possa riprendersi dalla dura notte di lavoro.

Opera artistica acquaforte raffigurante La Befana
“Bartolomeo Pinelli, La Befana”, 1821, acquaforte su carta vergata, lastra: 32,1 × 41,3 cm (12 5/8 × 16 1/4 in.) foglio: 41,7 × 54,4 cm (16 7/16 × 21 7/16 pollici), dono di Ruth Cole Kainen, 2012.92.587″

Epifania o Pasquetta? Facciamo chiarezza

L’Epifania in Romagna anticamente veniva chiamata Pasquetta o Pasquella, in dialetto: Pasquèta. Ebbene sì, un curioso (e confondente!) caso di omonimia dovuto al fatto che il termine “Pasqua”, abbinato tradizionalmente alla ‘Festa della Resurrezione del Signore’, si aprì ben presto a indicare una più generale ‘solenne festa religiosa’. 

In italiano e soprattutto in tanti dialetti si trovano designate con questo nome altre feste dell’anno liturgico, come appunto l’Epifania, ma anche la Pentecoste (detta anche Pasqua di rose), Ognissanti e il Natale stesso. Il diminutivo Pasquèta sta a indicare, con una certa umiltà romagnola, una festività minore rispetto alla Pasqua di Resurrezione. 

Ecco spiegato perché in Romagna il 6 gennaio si possono incontrare i Pasqualotti! Sono gruppi di persone che bussano di casa in casa per regalare musica e canzoni benaugurali, in cambio di doni o offerte.

Oggi però anche in Romagna è comune indicare con “Pasquetta” il Lunedì dell’Angelo: un nome che scandalizza ancora alcuni degli anziani più integralisti, per cui questo giorno è semplicemente E’ lonn dal fest “Il lunedì delle feste”.

Parata di Befane per strada

Le credenze popolari romagnole legate all’Epifania 

L’Epifania è tuttora caratterizzata da svariati riti e credenze popolari e, anche in Romagna, non si fa certo eccezione!

Nel cesenate il canto della Pasquella recita Sgnur padrun, arvì la porta che qua fora uj è la morta (“Signor padrone, aprite la porta che qui fuori c’è la morte”), riferendosi al freddo invernale, ma soprattutto agli spiriti della notte. Infatti, secondo un’antica credenza, nella notte del 6 gennaio i morti si reincarnerebbero negli animali della stalla, acquistando così il dono della parola. 

Di qui il detto: Par la nott d’la Pasquèta e’ scor e’ ciù e la zvèta (“Nella notte dell’Epifania parlano l’assiolo e la civetta”). 

Musicanti del periodo Natalizio e della Befana

Ascoltare i discorsi degli animali, però, portava una grande sfortuna; infatti si credeva che se le bestie avessero parlato male di colui che le accudiva, le anime dei morti lo avrebbero trascinato con loro nell’oltretomba la mattina seguente. 

Così, per evitare incidenti, i contadini riempivano le mangiatoie del fieno migliore e riempivano gli animali di cure e attenzioni. Addirittura, per stare sul sicuro ed evitare di origliare possibili lamentele del bestiame, in passato molti contadini decidevano di trascorrere l’Epifania in casa e non nella stalla, dove di solito ci si riuniva per le feste in quanto luogo più caldo della tenuta.

Piccoli gadget raffiguranti la Befana
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