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Foto di Buffalo Bill con nativo americano

Buffalo Bill, eroe romagnolo?

La strana storia delle origini romagnole di Buffalo Bill

Tra gli eroi del West è certamente il più famoso: Buffalo Bill, pistolero, avventuriero, mito assoluto della Frontiera americana. Eppure esiste una strana storia che getta sulle sue origini un’ombra… romagnola.

Fotografia di Buffalo Bill

Buffalo Bill, la biografia ufficiale

William Frederick Cody nacque, stando alle fonti ufficiali, nella Contea di Scott, Iowa, nel 1846 e morì a Denver, in Colorado, nel 1917. Noto al mondo con lo pseudonimo di Buffalo Bill, fu prima soldato e poi impresario circense. Prese parte alla Guerra Civile come guida dell’esercito federale e combatté contro i Sioux. Per nutrire gli operai addetti alla costruzione della ferrovia del Pacifico, si narra che uccise più di 4000 bisonti: in inglese bisonte si dice buffalo, da qui il soprannome. 

Le sue imprese cruente oggi non incontrerebbero il favore della gente, ma all’epoca la sua fama crebbe a dismisura, così come l’ammirazione nei suoi confronti. Per sfruttare commercialmente questa notorietà, prese parte al celebre Circo Barnum e poi, nel 1883, ne formò uno suo, con cui girò in lungo e in largo per il mondo, arrivando a toccare l’Italia e anche la Romagna: ci torneremo. 

Locandina con fotografato Buffalo Bill

Tra storia e mito, tra Colorado e Romagna

Buffalo Bill non faceva nulla per limitare la sua notorietà, anzi, la fomentava in ogni modo, anche gonfiando a dismisura la portata delle sue imprese. Così le storie fantasiose sul suo conto si moltiplicavano, trovando terreno fertile anche dopo la sua morte.

Per esempio, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, in Italia fu pubblicato un romanzo illustrato dall’Editore Nerbini di Firenze (lo stesso che per primo portò in Italia anche Topolino). 

Il libretto conteneva un racconto di 20 pagine che proponeva al grande pubblico una teoria molto suggestiva: Buffalo Bill in realtà era italiano e il suo vero nome era Domenico Tambini

Foto di Buffalo Bill con nativo americano

La storia di Buffalo Bill alias Domenico Tambini

Domenico Tambini era nato nella campagna tra Faenza e Villagrappa, in località Santa Lucia delle Spianate, nel 1846 (che combinazione, lo stesso anno di Buffalo Bill). All’età di 14 anni, all’incirca nel 1861, il giovane Tambini emigrò con i genitori in America, per raggiungere il fratello maggiore che nel nuovo continente aveva fatto fortuna ed era proprietario di un ranch. 

Dopo una giovinezza travagliata, in cui imparò benissimo la lingua, il Tambini decise di prestare servizio come volontario nell’armata dell’Unione americana del Nord. Per potersi arruolare, si naturalizzò americano. Cambiò il suo nome in William Cody e scelse l’Iowa come luogo di nascita, al posto di un’assai meno belligerante Santa Lucia delle Spianate. 

Da quel momento in avanti, distinguendosi come soldato nella Guerra Civile Americana, gettò le basi per la sua futura notorietà. 

La teoria delle origini romagnole, per quanto stravagante, solleticò tante suggestioni. In particolare diversi Tambini della zona, alla morte del pistolero, avanzarono pretese sulla sua eredità (è tutto documentato). 

Indovinate un po’? Non videro un soldo. 

Locandina di evento a Forlì primi del '900

La visita di Buffalo Bill in Romagna, quella vera

In mezzo a tante supposizioni un po’ bislacche un dato certo c’è: Buffalo Bill arrivò davvero in Romagna, più precisamente a Forlì. Vi si esibì con il suo Circo itinerante, il 9 aprile 1906: “Una sola rappresentazione alle 14.30 con qualunque tempo” recitava la locandina, per la modica cifra di 2 lire. 

Era il “Buffalo Bill Wild West Show”, lo spettacolo che dal 1883 per i successivi vent’anni riempì arene e tendoni di tutto il mondo, con il suo carico di meraviglie e fanfaronate. Per l’edizione forlivese prometteva: “Cento pellirossa, grandi manovre di artiglieria e una imprecisata truppa di Samurai giapponesi, e naturalmente il colonnello W. F. Cody, Buffalo Bill”

Venne riproposto tutto il repertorio: la Battaglia di Little Big Horn, le gare di lazo, gli assalti alla diligenza, mentre Buffalo Bill maneggiava la sua immancabile carabina Winchester. Il Resto del Carlino dell’epoca scrisse che si videro “i numeri in cui si riviveva fantasticamente tutta l’avventurosa vita delle grandi praterie americane prima che la civiltà occidentale ne discacciasse violentemente i primi abitanti”

Immaginate la folla che accalcò quell’evento! Si parla di 12.000 persone, accorse da tutta la Romagna, tanto che i tram per Ravenna e per Meldola dovettero fare quattro corse in più. 

Tra i più anziani, molti si dichiararono sicuri, anzi sicurissimi, di aver riconosciuto nei lineamenti del vecchio pistolero le sembianze di quel Domenico Tambini che tanti anni prima aveva lasciato Santa Lucia e di cui non s’era saputo più nulla. 

Foto di gruppo in bianco e nero con Buffalo Bill

L’eredità segreta (ma proprio tanto segreta) di Buffalo Bill

E così la fantasia romagnola, come i cavalli del circo, galoppava. Addirittura si impennò, quando nel 1911 a Santa Lucia giunse una missiva del Ministero degli Esteri, proprio in casa di una Tambini. 

I giornali dell’epoca diedero risalto alla notizia, parlando di una favolosa eredità, almeno 45 milioni di lire, ricevuta da uno zio d’America. Per tutti era l’eredità di Buffalo Bill. 

Peccato che i conti non tornino: Buffalo Bill morì il 10 gennaio del 1917, sei anni dopo la supposta eredità. 

E anche di questi fantomatici soldi, a Santa Lucia non se ne vide nemmeno l’ombra.

La verità: Buffalo Bill, l’editore Nerbini e… Benito Mussolini

Come ormai sarà chiaro, la favola delle origini romagnole di Buffalo Bill è, per l’appunto, una favola. È interessante però capire le ragioni per cui si diffuse così tanto, a partire da quel famoso libretto stampato dall’Editore Nerbini

Ebbene, negli anni Venti e Trenta, Nerbini aveva già pubblicato diversi volumi sulle avventure di Buffalo Bill, che vendevano benissimo. In epoca fascista però le gesta degli eroi d’oltreoceano erano assai sgradite al Regime: un brutto colpo per gli introiti dell’editore. 

Da qui il colpo di genio di Nerbini: dando seguito a una diceria locale, trasformò il celebre patriota americano in un personaggio di importazione, un eroe Made in Italy prestato al West

Mussolini credette alla panzana, o forse trovò utile che altri vi credessero: dopotutto anche lui era romagnolo. 

Così Nerbini ebbe i suoi romanzi pubblicati e la Romagna un’altra grande leggenda a cui appassionarsi.

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