Iscriviti alla nostra newsletter

"*" indica i campi obbligatori

Teodorico il Grande, il primo cooperatore della Storia

Sotto il regno del re Teodorico, Ostrogoti e Romani collaborarono per dare lustro all’Impero e alla sua capitale Ravenna

I libri parlano chiaro: la cooperazione in Italia nasce sul finire dell’Ottocento, con la creazione delle prime cooperative bracciantili. Eppure il germe dell’associazionismo aveva fatto la sua comparsa già secoli e secoli prima, alla corte del re Teodorico. Proprio per questo, con un pizzico di gusto per l’epicità, possiamo considerare il sovrano ostrogoto come il primo grande cooperatore della Storia!

L’Impero romano dopo le invasioni barbariche: tanti popoli diversi devono collaborare tra loro

Torniamo indietro fino al V secolo dopo Cristo. In quel periodo l’Impero romano era sfiancato dagli attacchi di popolazioni provenienti dall’entroterra, i cosiddetti barbari, che calavano dal nord per depredare e conquistare. Alla fine furono i Visigoti di re Odoacre a dominare l’Italia finché nel 493, al termine di una sanguinosa guerra, Odoacre fu ucciso da un suo acerrimo rivale: Teodorico, sovrano degli Ostrogoti. 

disegno a mano medievale di combattimento tra cavalieri
Teodorico sconfigge Odoacre

Con Teodorico (o, più correttamente Teoderico) si insediarono in Italia la bellezza di 40.000 Ostrogoti! Dopo aver disarmato gli eserciti ancora fedeli a Odoacre, per il re e i suoi sudditi si prospettava una sfida ben più complessa e di lungo periodo: la convivenza con gli abitanti locali.

L’Impero Romano d’Occidente, e in particolare a Ravenna – città scelta da Teodorico come sua capitale –, era un calderone di lingue, usi, costumi, religioni e abitudini diverse. Gli Ostrogoti, neo arrivati, dovevano convivere fianco a fianco con cittadini romani, di stirpe latina, che a loro volta avevano subito l’influenza di ceppi celtici ed etruschi. Come trovare un equilibrio tra tutte queste differenze? Con la cooperazione, per l’appunto! 

“Come trovare un equilibrio tra tutte queste differenze? Con la cooperazione, per l’appunto!”

Cooperazione ante litteram: così Teodorico spinse romani e ostrogoti a lavorare insieme

Il nostro codice civile dice che una società cooperativa è “un’associazione costituita per gestire in comune un’impresa a beneficio degli stessi membri che vi prendono parte”: allora possiamo a buon diritto parlare di una cooperazione teodoricana, poiché il sovrano riuscì nell’impresa di far collaborare “soci” così diversi tra loro. Come? Applicando una politica di divisione delle competenze: ai suoi fidi ostrogoti spettava l’organizzazione militare, mentre ai latini autoctoni lasciò oneri e onori della gestione amministrativa. 

Queste forze combinate trovarono presto obiettivi comuni: per esempio rifornire Ravenna di acqua potabile, potenziando l’antico acquedotto di Traiano che l’andava a prendere da dagli Appennini, oppure ridare slancio alla vocazione portuale della città, scavando un canale che collegava il Po al bacino di Classe.

“Possiamo a buon diritto parlare di una ‘cooperazione teodoricana’, poiché il sovrano riuscì nell’impresa di far collaborare “soci” così diversi tra loro.”

Inoltre vennero costruite strade, progettati quartieri abitativi, innalzati palazzi: per Ravenna, i 33 anni del regno di Teodorico furono un periodo di splendore e rinnovamento, anche culturale e artistico.

Per realizzare il suo ambizioso disegno politico, Teodorico fece affidamento su fidati collaboratori, molti dei quali non ostrogoti, come il filosofo romano Severino Boezio e il colto patrizio Simmaco, suo suocero. 

Venne però il giorno in cui il sovrano iniziò a sospettare di essere vittima di intrighi di corte: l’alleanza tra genti diverse scricchiolò e parecchi consiglieri, fino ad allora ritenuti fidatissimi, vennero rimossi dall’incarico. A volte, come nel caso del povero Simmaco, anche tramite un sistema piuttosto definitivo: la decapitazione. 

moneta medievale

Cooperatore, sovrano, figura immortale: Teodorico il Grande e le sue leggende

L’impatto straordinario di Teodorico non si esaurì nella sua reggenza o nello splendore artistico che lasciò dietro di sé, né nelle innovazioni amministrative e cooperative che ispirò: la sua figura travalicò i confini terreni e diede origine a molte leggende. Le più curiose riguardano la sua morte.

Una è legata proprio all’episodio dell’uccisione di Simmaco, la cui testa fu gettata in mare. Si narra che, il giorno successivo all’esecuzione, Teodorico si fece portare per pranzo un grosso pesce. Appena prima di addentarlo, Teodorico riconobbe nell’occhio dell’animale il riflesso dello sguardo di Simmaco: lo spavento e il senso di colpa uccisero il re sul colpo. 

Un’altra leggenda, molto suggestiva, svela una proverbiale debolezza del possente re: la paura dei fulmini. Una maga gli aveva pronosticato che sarebbe morto colpito da una saetta, per questo Teodorico si sarebbe fatto costruire una gigantesca galleria sotterranea: lì trovava riparo durante i temporali e sfogava il suo terrore correndo all’impazzata con il suo cocchio trainato da cavalli neri (c’è chi dice che il cocchio sia ancora nascosto sottoterra, da qualche parte sotto Ravenna).

Il destino beffardo però riuscì ugualmente a rintracciarlo: mentre Teodorico faceva il bagno nella sua vasca, un fulmine trapassò la cupola del suo famoso mausoleo e lo colpì, folgorandolo a morte. Ancora oggi nel mausoleo è visibile una fessura nel tetto: proprio quella da cui passò la fatidica saetta.

mausoleo medioevale
Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna

Un’ultima leggenda, forse la più famosa perché ripresa anche dal Carducci, vuole che la morte di Teodorico sia stata propiziata da una cerva con le corna d’oro, avvistata nei boschi degli Appennini. Il sovrano, armato di arco e frecce, partì a cavallo per la caccia ma la sua cavalcatura si imbizzarrì e iniziò a correre, senza mai fermarsi, giù per l’intera penisola, sino a gettarsi dentro il cratere dell’Etna.

Condividi
Precedente
Il fundraising per le cooperative: quando e come usarlo

Il fundraising per le cooperative: quando e come usarlo

Successivo
Cos’è la cooperativa di comunità

Cos’è la cooperativa di comunità

Potrebbe interessarti