Iscriviti alla nostra newsletter

"*" indica i campi obbligatori

La Romagna dei proverbi tra Natale e l’Epifania

Piccola raccolta di detti popolari legati al periodo delle festività

I proverbi che parlano del tempo e delle stagioni sono il risultato di secoli di saggezza popolare. Oggi possono suonare bizzarri o stravaganti, ma il loro fascino è giunto intatto fino a noi. Riscoprire i detti romagnoli è un modo affascinante per restare in contatto con il nostro passato, con le sue tradizioni rurali e quel sapore antico, sospeso tra insegnamento e superstizione.

2 dicembre, Santa Bibiana: previsioni di ciel sereno 

Il 2 dicembre è Santa Bibiana, uno di quei giorni che secondo i romagnoli possono influenzare le condizioni meteorologiche per molti giorni a venire: Se sta e’ dè ad Sânta Bibiâna/ e’ sta quarânta dè e una stmâna. Cioè se il 2 dicembre è sereno, il bel tempo durerà quaranta giorni e una settimana, più precisamente fino al giorno di Sant’Antonio Abate (17 gennaio).

13 dicembre, Santa Lucia: la notte più lunga che ci sia

D’accordo, i proverbi sono antichi… ma quanto antichi? Ce lo svela il 13 dicembre, Santa Lucia: La nòtt ad Sânta Luzeja / l’è la nòtt piò longa ch’u si seja, ovvero “La notte di Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia”. Posto che una bella rima nobilita ogni opinione, un tempo questo proverbio sanciva sul serio una verità incontrovertibile. Il 13 dicembre infatti corrispondeva al solstizio d’inverno, cioè al punto più basso del sole sull’orizzonte. Oggi la corrispondenza è venuta meno, grazie alla riforma del calendario voluta da Papa Gregorio XIII che corresse il sistema di datazione precedente voluto, pensate un po’, da Giulio Cesare. 

La riforma gregoriana tolse 10 giorni al mese di ottobre per riallineare il calendario al tempo astronomico. E sapete quando successe tutto ciò? Nel 1582. Il detto risale quindi ad almeno 5 secoli or sono, a riprova di quanto siano profonde le radici da cui prende vita la nostra cultura popolare.

E a proposito di rime, attenzione e catene a bordo: Sânta Luzeja / la nev par la veja “Santa Lucia, la neve per la via. 

Quadri raffiguranti Santi di varie forme e colori

21 e 27 dicembre, San Tommaso e San Giovanni: due piedi e una metafora

Si dice che a partire dal giorno di San Tommaso, il 21 dicembre, i giorni comincino ad allungarsi, seppur impercettibilmente. Come esprimere questo concetto in modo originale? Con una metafora: Da Sânta Luzì a Sa’ Tmè / e’ dè e’ cress d’ che tânt che e’ gall l’êlza e’ pè “Da Santa Lucia a San Tommaso il giorno cresce di quel tanto che il gallo alza il piede”. Sublime. 

Poi arriva San Giovanni Evangelista (27 dicembre) e i giorni si allungano ulteriormente. Spazio allora a un’altra metafora, fotocopia della precedente: Par Sân Zvânn / i dè i s’aslonga un pè ad scann. “Per San Giovanni i giorni si allungano un piede di scanno”. Lo scanno era una tavola di legno che si usava per il bucato, sulla quale le lavandaie torcevano i lenzuoli. Era sostenuto da quattro piedini in legno: non ancora una lunghezza incoraggiante, insomma. 

Raffigurazione artistica della Natività in porcellana bianca

25 dicembre, Natale e 1 gennaio, Capodanno: tra freddo e carestia

E’ dè d’Nadêl / un fredd murtel. “Il giorno di Natale, un freddo mortale”. Da Nadêl in là la nev la n mancarà “Da Natale in poi, la neve non mancherà”. Proverbi invecchiati un po’ male, purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici che l’umanità ha provocato.

Freddo o caldo che sia, bisogna fare attenzione al Natale quando cade di domenica: Quând che Nadêl e’ ven la dmenga / vend e’ cavall e compra la vivenda “Quando Natale viene di domenica, vendi il cavallo e compra i viveri”. L’invito è a barattare un animale prezioso per dare priorità al cibo, segno di una carestia imminente. Il prossimo Natale domenicale è previsto per il 2033, c’è tempo per organizzarsi. 

Infine, una piccola arguzia: Nadêl e’ ciâma e’ premm dè dl’ânn, ovvero “Natale ‘chiama’ il primo giorno dell’anno”. Significa che il primo giorno dell’anno cade sempre nello stesso giorno della settimana in cui si è festeggiato Natale. E non potrebbe che essere così, visto che distano precisamente 7 giorni l’uno dall’altro. Ovvio, sì… ma ci avevate mai fatto caso? 

6 gennaio, Epifania: prima della Befana in Romagna c’era la Pasquèta

La festa che in italiano chiamiamo “La Befana”, prende il nome dal latino Epiphania, trascrizione di una parola greca che significa “apparizione, manifestazione di una divinità” (il riferimento qui è alla visita dei Re Magi). Questa parola veniva pronunciata anche Epiphània con l’accento sulla a: da qui il passaggio a Pifania, poi Bifania, Befania… e infine arriva lei, la Befana.

Ma in Romagna l’Epifania aveva anche un altro nome: Pasquèta. E questo nome ha un’altra storia... 

Restando sui proverbi: Par la Pasquèta / un’ureta “Per la Pasquetta un’oretta”. Suggerisce che per l’Epifania i giorni si allungano di poco meno di un’ora. 

Infine, al celebre detto italiano “L’Epifania tutte le feste porta via”, corrisponde in dialetto romagnolo La Pasquèta la li mett int una casseta (o sacheta). “La Pasquetta mette le feste in una cassetta (o sacchetto)”.

Momento conviviale ad una festa con persone che bevono il Vin Brulè
Condividi
Precedente
Cooperativa di abitazione, cos’è e come funziona

Cooperativa di abitazione, cos’è e come funziona

Successivo
La Befana in Romagna, tra carbone e Pasqualotti

La Befana in Romagna, tra carbone e Pasqualotti

Potrebbe interessarti