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Il volo delle cicogne passa per Faenza

L’incredibile storia delle cicogne faentine: un caso unico di convivenza tra natura e industrializzazione 

Le cicogne sono tra i volatili più maestosi e affascinanti in natura. In Romagna si può ammirare il loro volo ogni anno perché nel periodo delle migrazioni alcuni esemplari fanno sempre tappa a Faenza, dov’è sorta un’Oasi che porta il loro nome.

Ma com’è possibile che da oltre 60 anni riceviamo la visita di questi splendidi animali? Il motivo è racchiuso in una storia affascinante, che parte dal sogno di un naturalista: Carlo Gulmanelli.

Carlo Gulmanelli, una vita intera dedicata a reintrodurre la cicogna in Romagna

L’Oasi delle Cicogne di Faenza ha un centro didattico intitolato proprio a Carlo Gulmanelli. Un nome forse non così noto, che però racchiude un impegno incrollabile verso la natura e gli animali. 

“Carlo ha dedicato tutta la sua vita a reintrodurre la cicogna nel nostro territorio – ci racconta Sergio Montanari, fotografo naturalista -. Lavorava per Roberto Bucci, un industriale faentino appassionato di animali, che sostenne l’intuizione di Carlo: accogliere una colonia di cicogne stanziale, cioè permanente sul territorio”. 

La colonia stanziale avrebbe potuto fungere da richiamo per altri esemplari di passaggio. E così è stato. Ci sono voluti decenni di pazienza e cura, ma oggi Faenza è diventata una casa adottiva per decine e decine di cicogne. 

“E tutto grazie all’impegno di Carlo. Per questo abbiamo dedicato il centro alla sua memoria, come segno di stima e gratitudine”.

Il viaggio delle cicogne: dal Nord Europa all’Africa passando per Faenza

“La migrazione delle cicogne parte dal Nord Europa, ogni anno – racconta Montanari -. Attraverso lo stretto di Gibilterra a Ovest e lo Stretto dei Dardanelli a Est arrivano in Africa, possono addirittura spingersi fino al Sud Africa, anche se molte hanno iniziato a fermarsi prima, per esempio in Sicilia. È un viaggio lunghissimo, di cui Faenza è diventata una tappa abituale”. 

All’Oasi delle Cicogne, oltre a trovare cibo e riparo, gli uccelli migratori incontrano la popolazione locale. L’auspicio è che le cicogne migratorie si accoppino con quelle faentine, per garantire ricambio genetico e futuro della specie.

E siccome le cicogne sono animali abitudinari, quelle che oggi trovano rifugio all’Oasi discendono dalle stesse che giunsero a Faenza 60 anni fa”.

L’Oasi delle Cicogne di Faenza: che cos’è e come visitarla

L’Oasi delle Cicogne e il Centro didattico Carlo Gulmanelli sorgono in un’area rinaturalizzata adiacente allo stabilimento di Caviro Extra. Qui, i volontari dell’Associazione Amici delle Cicogne si adoperano per accudire questi maestosi volatili, favorirne la nidificazione e promuovere il rispetto per la natura. L’Oasi è attiva tutto l’anno, aperta a scolaresche, famiglie e appassionati.

Una cicogna

Le cicogne sono una specie protetta e sono considerate animali selvatici: “All’Oasi le ospitiamo e ci occupiamo della loro alimentazione senza interferire con la natura – aggiunge Sergio Montanari, che è anche il responsabile delle visite didattiche all’Oasi -. In questo modo agevoliamo la sopravvivenza di circa 40 animali, ma durante il periodo della riproduzione arrivano fino a 50-60, dislocati in circa 20 nidi. Al momento della schiusa delle uova, nelle annate favorevoli, le cicogne faentine possono arrivare fino a un centinaio di unità”. 

Oltre alle cure dei volontari, all’Oasi le cicogne trovano anche l’affetto e la curiosità dei bambini: “Quando vengono a farci visita le scuole, allestiamo dei laboratori per costruire i nidi – aggiunge Montanari -. Poi li completiamo e li posizioniamo sulle piattaforme, così i nidi dei bambini possono essere scelti dalle cicogne migratorie per essere abitati. Un bel modo per apprendere fin da piccoli il rispetto della natura e toccare con mano le sue meraviglie”.

Chi desidera incontrare le cicogne può prendere contatto con l’Oasi, attraverso il sito dell’Associazione Amici delle Cicogne.

Una cicogna

Il lavoro dei volontari e le (dis)avventure delle cicogne

Nonostante le attentissime cure dei volontari, negli ultimi anni non sono mancate le difficoltà anche per le cicogne, in special modo con l’alluvione. “Un canale vicino ha esondato riempiendo di acqua e fango la parte vecchia dell’Oasi – ricorda Montanari -. Le cicogne sono trampolieri ma cercare cibo nel fango è difficile. Noi volontari abbiamo continuato ad alimentarle e fortunatamente il loro numero non è diminuito”.

E poi qualche avventura curiosa: “Qualche anno fa alcune cicogne avevano fatto il nido su un traliccio dell’alta tensione, un posto molto pericoloso – racconta -. Quelle cicogne, cinque in tutto, sono state recuperate e portate in un nido più sicuro, da cui sono poi partite in migrazione. Siccome sono inanellate le abbiamo potute riconoscere al loro ritorno, le abbiamo accolte con gioia”. 

Di cicogne, vino e vinacce: quando l’impresa cooperativa sostiene il territorio e l’ambiente

Il terreno su cui oggi sorge l’Oasi delle Cicogne è stato donato da Caviro, un grande gruppo cooperativo vitivinicolo, e l’Associazione è sostenuta da Caviro Extra ed Enomondo, due società che si occupano di economia circolare. “C’è una bella sinergia, che coinvolge anche il Comune di Faenza, ed è basata su fiducia e reciprocità – spiega Montanari -. Le cicogne si nutrono di insetti e piccoli animali, come anfibi o rettili: dove ci sono vinacce e altro materiale di sfalcio, loro trovano condizioni adatte alla vita”. 

Un insieme di cicogne

Inoltre le cicogne hanno bisogno di un ambiente pulito per sopravvivere, sono dunque “sentinelle” della natura. Ciò significa che il terreno su cui sorgono l’Oasi e lo stabilimento Caviro Extra è un’area sana, con aria, acqua e suolo puliti. 

“Grazie al Gruppo Caviro abbiamo accolto in visita anche i rappresentanti di aziende o della politica, interessati a scoprire la nostra realtà e come si integra nel tessuto cittadino – conclude -. L’Oasi delle Cicogne è davvero un caso unico di incontro e convivenza tra natura e industrializzazione”. 

Le fotografie delle cicogne sono state scattate da Sergio Montanari.

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