Lontan da te non si può star: che cos’è davvero la Romagna
In questo magazine parliamo tanto di Romagna… ma che cos’è, esattamente, la Romagna? Non è così scontato rispondere a questa domanda.
La Romagna, una regione “storica”
Cominciamo dal principio: la Romagna è una cosiddetta regione “storica”. Significa che pur essendo abbastanza distinta dai territori confinanti per ragioni storiche, geografiche, culturali e linguistiche (pensiamo al dialetto, per esempio), la Romagna non ha una sua autonomia amministrativa nell’ordinamento regionale italiano.
In altre parole, i confini della Romagna non si sovrappongono ai confini amministrativi di regione o provincia, oppure lo fanno solo per brevissimi tratti e in maniera casuale.
I confini della Romagna: da Dante Alighieri ai giorni nostri
Una prima delimitazione sommaria dei confini della Romagna l’aveva già data Dante Alighieri nella Divina Commedia: per lui la Romagna era posta “tra il Po, il monte, la marina e il Reno”, dove per “monte” si intende l’Appennino mentre il riferimento marino identifica, indovinate un po’, l’Adriatico.
È solo sul finire dell’Ottocento che i confini storici della Romagna vengono tracciati in modo più dettagliato grazie al forlimpopolese Emilio Rosetti. Rosetti, nella sua opera “La Romagna”, pubblicata nel 1894, si parla di una terra delimitata:
- a ovest dal fiume Sillaro,
- a nord dal Reno (ovvero il Po di Primaro),
- a est dall’Adriatico
- a sud dal crinale appenninico che va dal Passo della Futa all’Alpe della Luna, e poi dallo spartiacque tra il fiume Conca e il Foglia fino alla Rupe di Focara, poco oltre Cattolica.
Questi confini verranno sostanzialmente confermati dal geografo Lucio Gambi in una sua relazione al primo convegno degli Studi Romagnoli svoltosi a Cesena nel 1949.
La Romagna, un territorio che comprende tanti territori
Dunque il territorio che compone la Romagna storica è racchiuso in diverse regioni (Elimia-Romagna, Toscana e Marche) e diverse province (Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara, Firenze, Arezzo, Pesaro-Urbino), e comprende persino uno stato estero, la Repubblica di San Marino.
Quando in passato alcuni comuni della Valmarecchia (come Casteldelci, Pennabilli, Novafeltria, San Leo, Sant’Agata Feltria e altri) hanno richiesto e ottenuto, dopo un referendum e lunghe vicissitudini burocratiche, di passare dalla provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini è stato spesso detto che erano “tornati in Romagna”. In realtà in Romagna, da un punto di vista storico-geografico, ci sono sempre stati.
Il nome della Romagna: un retaggio latino
Il nome “Romagna” (in dialetto: Rumagna) deriva dal latino Romània ossia “territorio abitato dai Romani”. Questo nome compare per la prima volta negli scrittori latini del V secolo D.C. con il significato generico di “mondo romano”, in opposizione a quello barbarico.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 D.C.), Romània assunse un significato più specifico: quello di territorio soggetto all’autorità dell’Impero Romano d’Oriente (detto anche Bizantino), in cui i sudditi si definivano proprio “romani”, perché si consideravano eredi e continuatori della tradizione della Roma imperiale.
Qualche anno più tardi, nel 568 D.C. i longobardi invasero l’Italia ma in alcuni territori non riuscirono a insediarsi: la Romània fu uno di questi. Qui l’Impero Bizantino mantenne il controllo di un’ampia zona, che prese il nome di Esarcato di Ravenna. Agli inizi del VII secolo l’Esarcato andava da Rimini a Bologna, dall’Appennino al delta del Po: un ambito geografico più vasto ma coerente con i confini che abbiamo visto in precedenza.
Romagnola: un nome prima che un aggettivo
Per indicare il territorio dell’Esarcato bizantino di Ravenna, oltre a Romània si diffuse anche il diminutivo Romandiola o Romaniola, ossia “piccola Romània”, divenuto poi Romagnola.
Dal XIII secolo in avanti, nei testi in italiano, compare solo la forma Romagna, e Romagnola (o Romagnuola) diventa il suo aggettivo.
Ci fu una piccola eccezione: l’uso plurale Le Romagne, diffuso nell’Ottocento. La causa? Un riflesso della suddivisione del territorio nelle quattro rappresentanze pontificie di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì, quando il territorio era controllato dallo Stato della Chiesa.
Queste sono le ragioni storiche ed etimologiche che hanno portato alla Romagna, così come la intendiamo oggi. Con buona pace dei campanilismi e delle velleità di appropriazione, secondo cui “quella città là non è mica in Romagna”. A questi immancabili brontolii è sempre bello rispondere per voce di un grande figlio di Romagna, Ivano Marescotti, con questo suo celebre monologo che non ci stanchiamo mai di riascoltare.