Rinor Saliaj, autotrasportatore a Ravenna: “Ho girato tanto perché cercavo un posto dove stare bene, qui l’ho trovato”
Rinor Saliaj fa l’autotrasportatore per la cooperativa Ciclat Trasporti Ambiente, di Ravenna. Nato in Albania, è arrivato in Italia nel 1995. Oggi è cittadino italiano, ha una moglie, due figli ed è diventato socio della sua cooperativa.
Questa è la sua storia.
Ciao Rinor, ci racconti com’è stato cominciare una nuova vita in Italia?
All’inizio è stata dura, tutti i migranti in un paese nuovo devono ricominciare da zero. La vita cambia all’improvviso, io in Albania studiavo tecnologie alimentari ma qui non mi hanno riconosciuto il titolo di studio. Però fai sacrifici, vai avanti e pian piano ti inserisci nella società. Il popolo italiano è un popolo accogliente, specialmente al Sud ma anche qui in Romagna.
Quindi hai vissuto in diverse parti d’Italia…
Sì, prima sono stato in Puglia, poi in Abruzzo: ho lavorato in agricoltura, in magazzino, ho fatto il muratore… tutto quello che capitava. Poi mi sono spostato a Ravenna e ho iniziato a fare l’autista per Ciclat Trasporti Ambiente. Ho girato tanto perché cercavo un posto dove stare bene, qui l’ho trovato.
Quando ti sei stabilito a Ravenna?
Dal 2002, da quando ho iniziato a lavorare per Ciclat Trasporti Ambiente. Anche mio fratello lavora in questa cooperativa, mi sento a casa, in famiglia. Dal 2011 sono diventato socio: per me è stata una bella soddisfazione e un aumento di responsabilità. Ho sentito la fiducia e l’apprezzamento verso di me e verso il mio lavoro di tutti questi anni.
Di cosa ti occupi?
Sono un autista, guido un ribaltabile.
Come si svolge una tua giornata tipo?
Dipende. Noi abbiamo quasi sempre partenze giornaliere da Ravenna, partiamo la mattina e andiamo nei posti di scarico: Toscana, Romagna, Nord italia. Scarichiamo e ricarichiamo, poi torniamo: di solito la sera siamo a casa. Così ho tempo di stare con la mia famiglia. Per questo ho scelto questo lavoro, per avere più tempo per le persone a cui voglio bene.
Hai figli?
Sì, due. Oggi sono grandi, mia figlia ha 25 anni e studia medicina, mio figlio ne ha 20 e fa il meccanico. Sono nati qui, sono italiani. E anche io lo sono diventato.
Quando hai ottenuto la cittadinanza?
Quindici anni fa. L’ho voluta e cercata, secondo me casa tua è dove vivi, dove ti trovi bene. All’inizio ho sentito il razzismo, un po’ di ignoranza c’è. Le stesse cose succedono anche nel mio paese con altri migranti: c’è diffidenza verso chi non conosci. Io ho sempre lavorato onestamente e mi sono trovato bene. Ma man mano la gente ti conosce e ti apprezza.
Cosa ti piace fare fuori dal lavoro?
Mangiare e bere! Mia moglie cucina benissimo, mi ha fatto ingrassare (ride).
Cucina italiana o cucina albanese?
Tutte e due! La cucina albanese somiglia un po’ a quella romagnola, sono entrambe mediterranee. Comunque in Italia c’è la cucina migliore del mondo. Non lo dico per dire, se giri un po’ te ne accorgi. Prendi la Germania, per esempio, lì hanno solo patate e wurstel!
Viaggi molto?
Quando posso, mi piace molto. Il Nord dell’Albania è il mio posto preferito, ma l’Italia è bellissima tutta. Mi piacerebbe andare in Croazia o in Turchia o in Spagna… perché no, vedremo.
Cosa speri per il futuro?
Il futuro… Se finiscono le guerre l’umanità va avanti, altrimenti no. È semplice, purtroppo. Io conosco la guerra, l’ho vissuta un po’ in Albania negli anni ’90. Una guerra civile, ci si ammazzava tra fratelli. Quando c’è la guerra le persone soffrono sempre, eppure c’è chi ha ancora voglia di farla.