Iscriviti alla nostra newsletter

"*" indica i campi obbligatori

Parità di genere sul lavoro: quali sono le disuguaglianze tra uomini e donne?

Divari salariali, maternità e molestie sul lavoro: perché abbiamo bisogno di azioni concrete per la parità di genere

La parità di genere è un concetto che spesso maneggiamo come un ideale, come qualcosa di teorico. Infatti a parole raccoglie grandi plebisciti: “Hai mai sentito qualcuno dire: ‘No, io sono contro la parità di genere?’ Certo che no” dice Doriana Togni, vicepresidente della cooperativa LibrAzione, che segue da anni molti progetti legati a questo tema. “Però poi quando andiamo a guardare i fatti, incontriamo ancora molte resistenze”.

Ecco, i fatti. Partiamo da qui, dai numeri, dai dati Istat, per parlare di parità di genere nel modo più concreto possibile.

“La nostra società ha consolidato divari e sproporzioni tra uomini e donne. Prendiamo i salari, l’accesso alle carriere, la conciliazione tra lavoro e vita familiare: in tutti questi aspetti le donne sono svantaggiate. E non lo dico io, lo dicono i dati – continua Togni –. Sostenere la parità di genere significa lavorare per eliminare queste disparità sistemiche. È prima di tutto una questione di giustizia sociale, per rendere più equo il mondo in cui viviamo. Ma se guardiamo il lato imprenditoriale, ci sono vantaggi anche lì”.

La parità di genere nelle imprese: quando l’inclusione genera profitto

“In ambito aziendale le differenze di genere portano ricchezza ed equilibrio, accrescono la competitività: lo abbiamo visto accadere tante volte, nei percorsi che abbiamo organizzato con la cooperativa LibrAzione. La parità di genere non è solo giusta, è conveniente” aggiunge Togni.

Eppure, in Italia le donne guadagnano meno degli uomini, sia in termini di paga oraria sia perché accedono meno di frequente a professioni ad alto reddito. Anche questo è un fatto: in Italia i manager sono per l’82% maschi.

“È una disuguaglianza che si manifesta già nei percorsi di studio, ma è un fatto culturale e non biologico: non è vero che i maschi sono più portati per le materie scientifiche, non esiste un gene dell’ingegneria o della chimica. Esiste un retaggio, che va scardinato.

Con LibrAzione ad esempio abbiamo organizzato degli incontri tra studenti, studentesse e una serie di professioniste specializzate in chimica industriale, ingegneria e informatica, che hanno raccontato i propri percorsi lavorativi e le scelte che le hanno condotte a realizzarli”.

Donne, madri, lavoratrici: le disparità di genere tra carriera e vita privata

Quando si tratta di conciliare carriera e vita privata, le disparità legate al genere decollano: “Il lavoro nella società attuale premia chi trascorre molto tempo in azienda, ossia chi può trascorrerne meno a casa: una logica impari, ingiusta – ravvisa Togni –. E a uscirne più penalizzate sono ancora una volta le donne, perché a loro spettano, di norma, carichi maggiori nella cura familiare”.

La situazione peggiora quando arriva una maternità: la child penality (la penalizzazione lavorativa che comporta l’avere un figlio) colpisce quasi solo le mamme, non i papà. Le cose si complicano all’aumentare delle maternità: in Italia alla nascita del terzo figlio una donna su due si licenzia, mentre l’85% degli uomini continua a lavorare.

Tutto questo avviene in un paese alle prese con una gravissima crisi demografica, in cui nascono sempre meno bambini. Ma per incrementare le nascite non basta denunciare la gravità della situazione: serve un cambiamento culturale e, prima ancora, servono servizi e opportunità concrete per conciliare il lavoro con le scelte di vita.

Per ridurre i divari di genere sul lavoro, le imprese possono fare molto. Per incentivare questo processo, nel marzo 2022 è stata introdotta la UNI 125:2022, la certificazione per la parità di genere, che viene rilasciata alle aziende che dimostrano un impegno concreto per la parità salariale, la tutela della maternità, la formazione, e altri aspetti correlati.

Molestie e atteggiamenti irrispettosi: una consuetudine ancora troppo frequente nei luoghi di lavoro

Un esempio diffuso e trasversale in tanti ambienti lavorativi a predominanza maschile è l’atteggiamento permissivo nei confronti delle molestie.

Tanti uomini bollano alcuni atteggiamenti molesti come accettabili, o al massimo goliardici. ‘Non si può più dire niente’ o ‘Era solo una battuta’ sono frasi che sentiamo ripetere spesso. Parlare di queste cose è un primo passo, serve a scuotere un po’ le fondamenta, a instillare dei dubbi”.

Chiunque, dentro e fuori dalle aziende, può fare qualcosa per la parità di genere: “Il primo passo è ascoltare – conclude Doriana Togni –. Ascoltare i bisogni che le donne riportano, sgombrando il campo da una visione pregressa. Mettere in discussione le proprie convinzioni, se queste convinzioni vengono definite irrispettose da qualcuno. Avere il coraggio di sperimentare e andare anche un po’ controcorrente”.

E a chi già si impegna per portare avanti queste istanze? “Dico di non mollare, di cercare non la provocazione ma l’innesco di una riflessione, perché il cambiamento vero richiede tempo”.

Condividi
Precedente
Certificazione per la parità di genere: che cos’è e come funziona

Certificazione per la parità di genere: che cos’è e come funziona

Successivo
Vivere e lavorare con la sclerosi multipla, la storia di Nicole

Vivere e lavorare con la sclerosi multipla, la storia di Nicole

Potrebbe interessarti