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False cooperative: come riconoscerle e perché fanno male alla cooperazione

False cooperative: come riconoscerle e perché fanno male alla cooperazione

In Italia le cooperative sono oltre 70.000, attive in tutti i settori dell’economia: dall’agroalimentare ai servizi sociali, dal lavoro alla cultura. Sono imprese che mettono le persone al centro, fondate sulla partecipazione dei soci e sulla redistribuzione equa del valore prodotto.

Questo modello di fare impresa però a volte viene sfruttato in modo improprio: è il caso delle false cooperative, realtà che usano la forma cooperativa solo di facciata o per convenienza, senza condividerne i principi e la missione.

Cosa sono (davvero) le false cooperative

Una falsa cooperativa è un’impresa che si presenta come cooperativa solo per ottenere benefici fiscali o contributivi, ma che non rispetta i requisiti essenziali previsti dalla legge e e dalle clausole mutualistiche.

Come spiega Elena Pietrella, funzionaria di Confcooperative Romagna: “È un’impresa che adotta la forma cooperativa senza sposarne i valori. Lo fa per accedere a vantaggi economici che altrimenti non avrebbe, ma nella sostanza opera come una normale azienda privata o perfino in modo illecito”.

La differenza è cruciale: nelle vere cooperative i soci devono essere protagonisti, partecipano alla vita dell’impresa, condividono le decisioni e operano per massimizzare i vantaggi del loro essere soci.

Nelle false cooperative, invece, i soci sono solo sulla carta: spesso non conoscono i loro diritti, non partecipano alle assemblee e non hanno alcun potere reale. La gestione è concentrata nelle mani di pochi amministratori, e la dimensione partecipativa – quella che distingue la cooperazione da qualsiasi altra forma d’impresa – scompare del tutto.

    I segnali per riconoscere le false cooperative

    Capire se una cooperativa è autentica o “di facciata” non è sempre semplice, ma ci sono alcuni campanelli d’allarme che possono far sorgere dei dubbi:

    • Durata breve e cambi di nome frequenti: le false cooperative spesso vengono costituite e chiuse nel giro di pochi anni, a volte ricostituite con un nome diverso ma con gli stessi amministratori o soci.
    • Soci passivi o inconsapevoli: i lavoratori di una falsa cooperativa risultano formalmente soci ma di rado partecipano alla vita dell’impresa, né sanno di avere diritto di voto o di poter influire sulle scelte.
    • Assenza di scambio mutualistico: non c’è alcun rapporto reale tra la falsa cooperativa e i soci (per esempio, in una cooperativa di lavoro, il socio non presta effettivamente la sua attività).
    • Contratti anomali o irregolari: le false cooperative applicano spesso contratti collettivi sottoscritti da sigle sindacali minori, con tutele ridotte e salari più bassi.
    • Gestione opaca: nelle false cooperative mancano momenti di confronto, trasparenza amministrativa o bilanci chiari.

    Dietro questi indizi si nasconde quasi sempre la stessa logica: sfruttare la forma cooperativa per ridurre i costi del lavoro e accedere alle agevolazioni fiscali e contributive specifiche.

    Chi controlla e come

    Le cooperative sono sottoposte a un sistema di vigilanza obbligatoria che ha l’obiettivo di verificare la loro effettiva natura mutualistica.

    Ogni due anni, per legge, viene svolta una revisione cooperativa: un controllo previsto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che può essere effettuato direttamente dagli ispettori ministeriali o, per le cooperative aderenti, dalle centrali di rappresentanza, come Confcooperative.

    Durante la revisione vengono esaminate le pratiche amministrative, lo statuto, la composizione della base sociale e la presenza del cosiddetto scambio mutualistico, cioè il rapporto economico che lega il socio alla cooperativa.

    In assenza di questi elementi, la cooperativa può essere diffidata a mettersi in regola, commissariata o può essere addirittura richiesto lo scioglimento d’ufficio.

    “Questo è uno strumento utile, ma serve potenziare i controlli – aggiunge Pietrella – su tutti i livelli. E poi fare buona informazione e comunicazione, per produrre una consapevolezza diffusa sulla cooperazione, quella vera, a partire dai soci stessi, che devono conoscere e riconoscere i propri diritti”.

    I danni che fanno le false cooperative

    Le false cooperative fanno male a tutti: ai lavoratori, alle imprese sostenibili, alle comunità locali e alla reputazione dell’intero movimento cooperativo.

    • Danneggiano i lavoratori, perché spesso li privano delle tutele previste dai contratti collettivi regolari, li rendono soci “forzati” e li escludono dai processi decisionali.
    • Distorcono la concorrenza, perché operano con costi più bassi grazie al mancato rispetto delle regole, creando squilibri nel mercato e mettendo in difficoltà chi opera a norma di legge.
    • Inquinano la percezione pubblica della cooperazione, alimentando l’idea – purtroppo diffusa – che le cooperative siano un modo per “pagare meno” o “aggirare le norme”.

    Come spiega ancora Elena Pietrella: “Negli anni, alcuni scandali legati a finte cooperative hanno offuscato la reputazione di tutto il mondo cooperativo. È un danno enorme, perché spinge l’opinione pubblica ad associare il termine ‘cooperativa’ a comportamenti scorretti, quando la maggior parte delle cooperative è sana, trasparente e radicata nel territorio”.

    Il rischio, quindi, non è solo economico: è culturale e sociale. Le false cooperative svuotano di significato parole come partecipazione, mutualità e solidarietà – valori che sono alla base della cooperazione autentica.

    Difendere la cooperazione vera e creare fiducia

    Contrastare il fenomeno delle false cooperative non è solo una questione di legalità, ma di tutela di un modello economico che mette al centro la persona, ritenendo che il successo di un’impresa possa coincidere con il benessere di chi ci lavora e della comunità che la circonda.

    Ogni falsa cooperativa che opera nell’illegalità o nell’ambiguità mina questa fiducia collettiva.

    Le centrali cooperative, insieme alle istituzioni, da anni lavorano per rafforzare la vigilanza, e anche per diffondere cultura cooperativa, formazione e trasparenza. Cittadini e imprese possono giocare un ruolo importante, scegliendo con consapevolezza con chi lavorare o collaborare.

    Se hai una segnalazione da fare o vuoi saperne di più sulle false cooperative (e su quelle vere), puoi contattare Elena Pietrella alla mail pietrella.e@confcooperative.it.

    Questo articolo è scritto dalla redazione di Oltro e sponsorizzato da Confcooperative Romagna-Estense

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