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La storia di Gino, orafo che oggi guida i mezzi in cantiere: “Ho cambiato per amore”

Per Gino Bersan si sta avvicinando la pensione. Lavora a Ravenna da vent’anni nel settore del facchinaggio, principalmente come palista, movimentando le merci con una grande pala meccanica. Eppure a Roma, la città dov’è nato, era un orafo, un mestiere che ha sempre amato molto. 

Cosa ti ha fatto cambiare vita, Gino?
L’amore! Ho incontrato una donna romagnola, mi sono innamorato e l’ho sposata. Le vacanze le facevamo sempre in Romagna, ai nostri figli piaceva tantissimo stare lì, c’erano molte opportunità per loro. Così quando sono cresciuti ci siamo trasferiti tutti a Ravenna. 

Come hai scelto il nuovo lavoro a Ravenna?
Non avevo un piano preciso, a dire il vero. Ripartire da zero con un’attività mia non era semplice. Così mi sono guardato intorno, alcuni amici mi hanno detto che la cooperativa Far cercava personale. Oggi quella stessa cooperativa si chiama Rafar, si occupa di facchinaggio e movimentazione merci. Negli anni è cresciuta moltissimo, ma a quei tempi l’ufficio dove ho fatto il colloquio era in un container! Ho fatto una prova di tre mesi, è andata bene e dopo poco ero già diventato socio. 

Come hai affrontato un cambiamento così radicale?
All’inizio mi sono dovuto adattare, quello sicuramente. Ho cominciato da zero, come tutti, con scopa e badile. Poi però ho scoperto che il mondo nuovo in cui ero capitato era accogliente. Ho iniziato a guidare i mezzi e a conoscere meglio i colleghi, sono nate delle belle amicizie. E alla fine sono rimasto in cooperativa per vent’anni, fino alla pensione… a cui manca davvero poco.

pensionato con giubbotto di sicurezza davanti a escavatrice

Che mezzi guidi?
Negli ultimi due anni ho fatto prevalentemente il palista. Di solito utilizzo la pala per caricare i camion, le merci cambiano di volta in volta. Per esempio in questi giorni sto facendo l’insacco, cioè carico i sacchi dei concimi. È un lavoro delicato: il carico va trattato con cura e bisogna fare molta attenzione a tutto quello che ti succede attorno. 

Come è cambiato il mondo del lavoro in questi ultimi anni?
È cambiato moltissimo. La sicurezza è migliorata, così come le condizioni nei cantieri. Noi “esterni” una volta venivamo trattati un po’ malamente. Oggi invece, pur restando “ospiti”, si respira un clima diverso, meno respingente. Il settore sta evolvendo, la tecnologia avanza a grandi passi ovunque: succede tra gli artigiani, figuriamoci nei servizi e nella logistica. Però il ruolo umano è ancora fondamentale e predominante, credo lo sarà ancora per diversi anni. 

Cosa significa per te essere socio di una cooperativa?
Sento un forte senso di appartenenza. In tante aziende c’è distanza tra le persone, nella mia cooperativa no. La Rafar dà da mangiare a un sacco di famiglie, cerca sempre di aiutare chi è in difficoltà. Poi sì, ogni tanto ti dà anche qualche “bastonata”, ma è normale. Quando arrivi qui trovi un ambiente che ti dà sostegno a prescindere, poi questo sostegno devi dimostrare di meritarlo”.

Cosa ti piace fare fuori dal lavoro?
Sono appassionato di tante cose. Mi piace sempre lavorare con le mani, non costruisco più gioielli ma creo piccole sculture in osso. Curo il mio orto, che più che un orto ormai è quasi un giardino botanico! E poi amo stare all’aria aperta, andare a raccogliere funghi, asparagi, erbe selvatiche… forse da quando ho cambiato vita sono diventato un po’ selvatico anch’io! 

pensionato sorridente in un campo agricolo

Cosa ti aspetti dalla pensione?
Già ora nel tempo libero mi tengo impegnato quasi più che al lavoro, quindi non credo proprio che mi annoierò. E poi ho già fatto il giro di Ravenna per vedere quali cantieri ci sono, così posso andare a rompere le scatole a chi lavora (ride)! 

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