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Marco D’Elia mostra una cassetta di prodotti agricoli al podere Ortinsieme

Agricoltura sociale: Marco D’Elia racconta il podere Ortinsieme

Quando un peperoncino ti cambia la vita: la storia di Marco D’Elia e del podere sociale Ortinsieme

Marco D’Elia ha 25 anni, vive a Bagnacavallo (RA) e un paio d’anni fa ha scoperto un mondo nuovo a due passi da casa.

È cominciato tutto con una pianta di peperoncino che conteneva una rivelazione. E come ogni rivelazione che si rispetti, ha portato il nostro eroe, Marco, a rivoluzionare la sua vita.

Ma partiamo dall’inizio e, più precisamente, dal primo lockdown del 2021: durante quella clausura Marco ha iniziato (come tanti) a coltivare l’orto. Quando la prima piantina ha dato i suoi frutti, è arrivata la svolta.

Cosa c’era in quel peperoncino, Marco?
Un messaggio dell’universo! Quella piantina è stata la prima cosa che ho fatto crescere con le mie mani, quando ho raccolto i peperoncini e me li sono mangiati ho sentito una soddisfazione incredibile. Sai quando ti imbatti in qualcosa di nuovo ma capisci all’istante che è giusto per te? Ecco, io ho capito che volevo coltivare la terra.

Podere circondato da prati verdi

Una bella rivelazione! E le hai dato retta?
Assolutamente sì. Conta che venivo da un periodo un po’ buio. Mi ero appena laureato “da remoto”, negli ultimi sei mesi non ero mai andato in università. Avevo fame di rapporti umani, di staccarmi dagli schermi e usare le mani. Così mi sono guardato attorno, ho cercato qualcosa che andasse nella direzione indicata dal peperoncino! Ho trovato i percorsi di Servizio Civile Universale che erano in partenza in Romagna, uno era sull’agricoltura sociale. Ho fatto il colloquio e mi hanno preso.

Quand’è che l’agricoltura diventa “sociale”?
Quando si coltiva la terra, sì, ma intanto si crea anche benessere per la comunità. Di solito sono progetti a km0, che fanno biologico o valorizzano zone altrimenti in disuso. E mentre le piante crescono, le persone che le curano trovano condizioni di vita migliori, creano relazioni tra loro e con il territorio, si sentono parte di qualcosa.

Di cosa ti sei occupato al podere?
Nei primi sei mesi sono stato sempre in campo. Il mio responsabile, Fabio Bassi, voleva che toccassi con mano la fatica e il significato di lavorare la terra. Aveva ragione. Da subito ho avuto delle responsabilità ma soprattutto ho imparato un sacco di cose: come curare le piante, come funziona l’agricoltura biologica, che è tutto un altro mondo rispetto a quella convenzionale. Poi, piano piano, ho iniziato a entrare in vari progetti: il mercato, la fattoria didattica, le serate estive qua al podere, con cena e musica… Il bello di Ortinsieme è proprio questo, è un calderone di progetti e di persone.

Persone sedute nel cortile del podere Ortinsieme durante un evento

Delle varie attività del podere, quale ti piace di più?
Sono molto legato alla fattoria didattica. L’abbiamo lanciata l’estate scorsa con i bambini dei centri estivi e delle scuole di Russi, abbiamo destinato un appezzamento di terra solo a loro. Hanno piantato i semi con le loro mani e ora potranno vedere le piante che crescono, come me con il mio peperoncino! Gli insegnanti e i genitori ci hanno detto che i bambini sono entusiasti… anche troppo! Una mamma mi ha confessato che suo figlio è diventato un paladino del km0 e le ha proibito di fare la spesa nei centri commerciali.

La tua esperienza a Ortinsieme sta continuando?
Sì, sono diventato il responsabile della comunicazione. A maggio 2022, dopo l’anno canonico di Servizio Civile, la cooperativa Il Mulino mi ha fatto una proposta di assunzione e io l’ho accettata. Tante aziende si riempiono la bocca a parlare di “giovani e futuro” ma poi non scommettono davvero su di noi. Qui l’hanno fatto. La cooperazione era un mondo che non conoscevo, ora mi rendo conto che è casa mia.

Signora anziana e giovane ragazzo che vedono prodotti agricoli

Parliamo un po’ delle persone che hai incontrato al podere, con cui hai condiviso o tuttora condividi un pezzo di strada. Chi sono, cosa ti hanno lasciato?
L’agricoltura sociale è un percorso collettivo. Questo significa che stringi legami con persone diverse, diversissime, con cui però condividi valori e intenti, e insieme si lavora per gli stessi obiettivi. È bellissimo. Ho incontrato persone con storie anche difficili alle spalle, che mi hanno fatto entrare nel loro mondo. Grazie a loro ho messo in discussione alcuni aspetti della vita che davo abbastanza per scontati. A volte ci ho litigato, eh. Ma come in ogni famiglia poi ci si confronta, si fa pace, si riparte con un entusiasmo rinnovato. E i rapporti sono sempre orizzontali. Nessuno viene mai considerato “sotto” qualcun altro, si rispettano le opinioni e i vissuti di tutti.

Ti interessa fare un’esperienza di Servizio Civile Universale? Scrivi una mail a righi.s@confcooperative.it

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