Da ex caserma militare a Rifugio per il turismo lento: il sogno della ravennate Doris Zaccaria è diventato realtà grazie a un progetto cooperativo
Prima o poi è un pensiero che sfiora la mente di chiunque: “Basta, mollo tutto e cambio vita!”. Ogni tanto c’è anche chi prende quel pensiero, lo fa diventare un sogno e poi lo trasforma in un progetto concreto.
È quanto ha fatto Doris Zaccaria, ravennate d’origine e milanese d’adozione, che con la cooperativa Quinto Elemento ha creato un piccolo paradiso di turismo lento in Sardegna: il Rifugio di Mare. Ma andiamo con ordine.

Un’idea un po’ folle diventa un progetto vero
Doris Zaccaria nasce a Ravenna e dopo un percorso di studi in cui incontra la cooperazione, si trasferisce a Milano per lavorare nel marketing. Fa questa vita per dieci anni, poi qualcosa cambia:
“Avevo un buon lavoro, ma non ero felice. Mi mancava sentirmi al mio posto. Volevo svegliarmi la mattina e sentire la gioia di fare qualcosa che amassi”, racconta. “E con me, altre persone condividevano questa necessità: quella di trovare un senso al lavoro quotidiano”.
È a quel punto, nel 2017, che esce il primo bando statale “Cammini e Percorsi” dell’Agenzia del Demanio. Doris e i suoi amici lo leggono e qualcosa scatta: “La logica del Bando è circa questa: l’Italia è piena di immobili abbandonati ma lo Stato non ha risorse per sistemarli tutti; perché non incaricare persone incoscienti e folli di prendere a cuore questi beni e dare loro nuova vita? Era esattamente quello che cercavo”.
Tra i vari siti messi a bando, uno in particolare colpisce Doris: il complesso militare SR413, risalente alla seconda guerra mondiale poi abbandonato, situato nel Parco di Porto Conte in Sardegna.
“È una zona splendida a livello naturalistico, isolata ma ampiamente raggiungibile, vicina ad Alghero, quindi con una base turistica interessante nei dintorni. Le premesse c’erano. Siamo andati a visitarlo… e appena arrivati è scattato qualcosa. Avete presente quei posti talmente belli che quando li vedi ti cade la mascella? Ecco. Lo abbiamo capito subito: quello era il posto che stavamo cercando”.

Dal declino alla rinascita: un percorso a ostacoli
Doris e soci preparano il progetto, con l’aiuto di alcuni consulenti. Alla fine vincono il bando. È a quel punto che il sogno diventa molto, molto concreto. Nasce la cooperativa Il Quinto Elemento, creata appositamente per occuparsi del progetto.
E iniziano le difficoltà vere: “Il complesso militare comprendeva diversi edifici, caserme e postazioni per le mitragliatrici, tutto era in condizione di degrado. Il restauro ha richiesto un investimento di circa 1,5 milioni di euro, i finanziamenti sono arrivati da istituti di credito che hanno sposato il progetto”.
Il percorso è complesso: ci sono vincoli paesaggistici da rispettare, un iter amministrativo serrato e, nel mezzo, pure una pandemia mondiale!
“Ci sono stati momenti in cui ci siamo chiesti se ce l’avremmo fatta. Passare attraverso la burocrazia è stato un lavoro lunghissimo e impegnativo, ma sapevamo che questo posto meritava di essere riportato in vita”, confida Doris. “Alla fine ci ha salvato la tenacia”.
Dopo anni di lavoro e tanti ostacoli superati uno ad uno, nell’ottobre 2021 apre le porte il Rifugio di Mare: un luogo dimenticato è diventato uno spazio di accoglienza e condivisione, immerso nella natura.

Un turismo sostenibile che racconta una storia
Il complesso restaurato comprende un ristorante con 50 coperti, una foresteria con 7 camere modulabili, in grado di accogliere fino a 20 persone, e un museo.
“Volevamo andare oltre il semplice recupero architettonico, e creare un luogo in cui le persone potessero riconnettersi con il territorio e con se stesse. Rallentare, per vedere quanta bellezza c’è intorno”, racconta Doris.
L’accesso al Rifugio è consentito solo a piedi, in bicicletta o con le navette elettriche, così da ridurre l’impatto ambientale. La struttura è autosufficiente dal punto di vista energetico, alimentata da quello che, al momento della sua creazione, era il secondo impianto off-grid d’Italia, completamente scollegato dalla rete elettrica tradizionale.
“È pensato per chi cerca un turismo consapevole, rispettoso dell’ambiente e sostenibile. Non utilizziamo plastica, il menu segue la stagionalità e la disponibilità dei prodotti locali.
Ci sono produzioni interne al parco, come formaggi, vino, frutta, verdura, olio, pane: noi le valorizziamo, sostenendo così l’economia locale”.
In un’epoca di viaggi spesso frenetici, il Rifugio di Mare va in un’altra direzione e punta a valorizzare la relazione umana, a creare una comunità di cui sentirsi parte. “Per questo si chiama Rifugio di Mare – conferma Doris -. Di solito i rifugi si trovano in montagna, sono luoghi isolati e bellissimi, non semplici da raggiungere, dove vivere esperienze autentiche, immersi nell’ambiente. Anche il nostro è così… ma si trova al mare!”

Le persone e la comunità al centro: il valore della cooperazione
Il cuore del Rifugio di Mare sono le persone. La cooperativa Il Quinto Elemento conta oggi 9 soci cooperatori e impiega fino a 15 persone durante la stagione estiva.
“Abbiamo scelto la forma cooperativa perché ce lo hanno suggerito, e si è rivelato un consiglio vincente per il Bando – racconta Doris -. Poi ci rappresenta: non volevamo creare un’azienda verticistica, ma un luogo di crescita collettiva e personale, dove chi partecipa mette del suo, contribuisce con idee e passione”.
Con questo approccio, rivolto anche verso l’esterno, Doris e gli altri soci sono riusciti costruire un rapporto di fiducia con la comunità locale, oltrepassando una iniziale (e comprensibile) diffidenza.
“Non abbiamo mai concepito il Rifugio di Mare come un resort esclusivo, anzi. La parola ‘esclusivo’ non ci piace per niente, preferiamo ‘inclusivo’! Anche gli abitanti locali possono partecipare alle attività culturali e godere della bellezza del Parco. La cooperazione fa questo: investe sul territorio, punta sui valori collettivi. In Romagna è più diffusa, ma è presente anche in Sardegna e siamo molto felici di farne parte”.
I riconoscimenti vinti e le prospettive future, tutto in ottica sostenibile
Nei suoi primi anni di attività il Rifugio di Mare ha già ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il premio Bitac per il turismo cooperativo e il premio Gist per la sostenibilità. Ma per Doris e gli altri soci questo è solo l’inizio.
“L’obiettivo futuro ampliare le attività escursionistiche, arricchire l’offerta culturale e rafforzare le pratiche sostenibili. Vogliamo che il Rifugio di Mare continui a essere un luogo di incontro e di scambio, dove la natura e le persone possano convivere”, conclude Doris.
“È questo il senso più profondo di tutto il progetto, e anche del nome ‘Quinto Elemento’: qui nel parco naturale si incontrano tutti e quattro gli elementi, la relazione che l’essere umano può instaurare con loro, per noi, è il Quinto. E dev’essere una relazione sana, lenta, capace di creare armonia”.
